martedì 9 febbraio 2016

Accanimento terapeutico


"Ultima raffica" di salodiana memoria? Gloriosa morte combattendo sulle barricate?
Nulla di tutto questo.
Vendola ha avuto almeno un soprassalto di dignità, quando ha dichiarato che rompeva le ambiguità, e quindi dava inizio alla vera e propria scissione, dopo mesi e mesi di logorante guerriglia interna. A Brescia no. A Brescia la testa del serpente continua a dare segni di vita vegetativa.
Un caso di accanimento terapeutico?
Perché quasi tutti gli interventi al comitato politico del 2 marzo 2009, convocato statutariamente su richiesta di oltre un terzo dei componenti, hanno continuato a ribadire che le posizioni politiche dei compagni della II mozione sono pienamente legittime; ma che se si vuole svilupparle come linea politica, vanno sviluppate fuori dal partito della Rifondazione Comunista.
Se invece si rimane dentro, trovano la loro collocazione come sensibilità interna, che non può comunque sostituirsi alla azione politica decisa dalla maggioranza. Tutti gli interventi andavano in questa direzione, perché a parlare sono stati solo gli esponenti delle mozioni che hanno richiesto la riunione del Comitato Politico. Gli esponenti vendoliani, si dice, avevano la consegna del silenzio. Consegna rigorosamente rispettata, tranne un caso, del resto un po' anomalo rispetto alla ortodossia del duo Zipponi-Squassina. Ma forse non c'era bisogno della consegna del silenzio, visto che l'obbedir tacendo è una attitudine molto diffusa fra i seguaci di questa setta.
A parlare sono stati solo Squassina all'inizio - eh, sì signori, Squassina si è presentato a ribadire punto per punto quello che già aveva scritto sul "Giornale di Brescia": io, signore e signori, non sto facendo altro che dare corso a ciò a cui sono stato chiamato, sto eseguendo il compito che la dirigenza bresciana di Rifondazione Comunista (e qui il nome in ballottaggio non può essere che quello di Mirko Lombardi), e quella nazionale (e qui la rosa è più ampia, ma sui nomi di Bertinotti e Ferrara si può scommettere ad occhi chiusi) mi hanno affidato - e Giannarosa Baresi alla fine. Naturalmente non poteva mancare l'intervento del pronubo Mirko Lombardi. La regia tecnica era di Beppe Almansi.
Il segretario regionale Alfio Nicotra ed il responsabile nazionale dell'organizzazione Claudio Grassi sono stati ammessi nella sala della adunanza senza che la segreteria opponesse resistenza attiva. Ciò dimostra che la segretaria e la segreteria si ritenevano ancora e sempre del partito. Anzi, i due sgraditi ospiti avrebbero dovuto ringraziare per una concessione così benevola da parte della casa: ammessi a godere dello spettacolo di esplosività alcaloidiforme che si preparava senza pagare il biglietto.
Esagerazioni? Leggiamo la relazione di Grassi e Nicotra: "Le conclusioni della segretaria Baresi, basate sull'aggressione nei confronti di compagne (eh, sì, con la Baresi siamo di fronte ad un eclatante caso di femminista misogena, o, forse, in sintonia con lo striscione esposto sopra le teste della segretaria e delle guardie del corpo schierate "a voi il cilicio, a noi l'orgasmo", sarà un caso di femmista che va in orgasmo se riesce a stringere un'altra donna nel cilicio? gli indizi in proposito sembrano consistenti.) su sproloqui senza senso, su insulti, evidenziano l‘assenza di quelle caratteristiche di equilibrio che devono contraddistinguere una segretaria provinciale." Se ci tenete, leggete qui tutta la relazione.
E dopo la perfomance di livello decisamente professionale offerta dalla Baresi, si doveva arrivare al voto. Nessuno poteva prevedere l'esito, perchè, se è vero che nel comitato politico precedente la segreteria vendoliana si era imposta per alcuni voti, è anche vero che in quella occasione tra i rappresentatni della I, III, IV mozione le assenze erano state numerose per svariati motivi; mentre la sera del 2 marzo c'erano pressoché tutti; con un circolo "pesante" (tre esponenti) passato decisamente dalla parte antiscissionista, con altri esponenti della II mozione in bilico, il risultato era fortemente incerto; anzi, quasi sicuramente la segreteria avrebbe dovuto constatare di non avere più la maggioranza. Con ciò sarebbe caduto l'alibi del richiamo alla "democrazia dei territori": nonostante la "truffa delle tessere" giostrata in prima persona da Squassina, come si racconta nel post "le buone pratiche dei vendoliani bresciani", alla fine sarebbe uscita la verità politica sostanziale che le posizioni avventuriste e filopadronali di Squassina e Zipponi erano politicamente minoritarie anche nel comitato politico di Brescia.
E difatti il regista Almansi, a nome della segreteria, si opponeva alla messa in votazione del documento politico sottoscritto da vari esponenti della I mozione.


Commissariamento inevitabile, come può capire anche un citrullo.
Difatti l'hanno capito anche loro, che sul loro sito - che era ancora il sito ufficiale della Federazione di Brescia -, dopo il parere favorevole al commissariamento espresso dal Collegio Nazionale di Garanzia nella giornata di mercoledì 4 marzo si affrettavano a pubblicare quanto segue:
" Il PRC non è più il nostro partito, non ci rappresenta più.
È un partito frutto di un assemblaggio tra linee politiche antitetiche che hanno trovato l’unità creando un nemico comune.
A Brescia il nemico comune è la scelta democraticamente assunta dalla maggioranza del partito di presentare una lista unitaria della sinistra
Il PRC è diventato un partito in cui le scelte dei territori, assunte in modo democratico vengono cancellate con falsità e menzogne, metodo caro a vecchi tempi lontani.
Noi dal passato abbiamo imparato che le “purghe” le “epurazioni” sono l’anticamera di tempi bui.
Scegliamo la luce, la democrazia, l’unità della sinistra e ce ne andiamo.
Giannarosa Baresi - Beppe Almansi - Francesco Filippini - Yuri Bassani - Olga Marelli - Rosanna Affò - Michele Barcaro - Fabrizio Silvestri - Daniela Chiodi - Maria Floriano - Giuliano Frigerio - Gabriele Guerini - Mauro Loda - Giacomo Mastaglia - Mara Metelli - Giovanni Pagani - Ivana Scaglia - Piero Scardovelli - Luca Simoni - Carlo Simonini - Carla Lama - Marco Maffeis - Francesca Ferrari - Ugo Verzeletti - Claudio Bosio - Monica Melchiori - Raffaella Gregorelli - Luisa Angeli - Roberto Taccone - Gianfranco Frassine - Giulia Ciaghi - Fulvio Mosconi - Ernesto Pavan - Wilma Barbieri - Bassani William - Lina Magnini - Tommaso Pavan - Ignazio Archetti - Davide Archetti - Mirella Bracchi
"
Questa la scritta che campeggiava sull'ex sito della federazione di Brescia. In fondo alla pagina scorreva malinconicamente la scritta "sito commissariato", e tale era la situazione nel tardo pomeriggio del 5 marzo.
A tutte le mozioni di Brescia e al nazionale non pareva vero: si apriva la strada alla possibilità di non ricorrere allo strumento del commissariamento. Perché la Federazione di Brescia, quella di Rifondazione Comunista, non quella di chi era lì a fare altro, non è affatto in crisi, e saprebbe camminare perfettamente sulle proprie gambe.
Quindi, se i vendoliani si erano rassegnati a fare quello che farebbe chiunque in una situazione in cui non condivide gli scopi di una organizzazione, cioè se si erano rassegnati ad andarsene, non c'era più problema.
Alla sera di giovedì 5 marzo una delegazione "neutrale" (il presidente del Collegio provinciale di garanzia, della seconda mozione ma non intenzionato ad uscire dal partito, ed un membro dello stesso Collegio) si recava dunque nel salone convegni della Camera del Lavoro di Brescia, che gentilmente la mette a disposizione di chi la chiede - anche Ferrero il 5 dicembre era venuto lì a fare il pieno di presenze, con la sua "irruzione" a Brescia, che aveva tanto indispettito i vendoliani.
Quivi la sera del 5 marzo era stata convocata la seconda riunione della sedicente "associazione per la sinistra" - in realtà né più e né meno che un partito, visto che anche i partiti non sono altro che associazioni con una finalità strettamente politica, come è esplicitamente l'associazione per la sinistra (vedi) Ma mentre nella prima assemblea del 21 febbraio i partecipanti erano varie decine (vedi questo strano sito) giovedì sera i partecipanti stavano abbondatissimamente sulle dita di una persona: bastavano le due mani ed un piede ausiliario.
La mini delegazione del Collegio di garanzia chiedeva gentilmente alla segreteria, che con tanto clamore dichiarava di essere uscita dal partito sul proprio sito ufficiale, di voler gentilmente restituire le chiavi della Federazione, visto che non ne facevano più parte.
I nostri eroi mangiavano la foglia, e memori di Giosué Carducci:
Oh, quel che amai, quel che sognai, fu invano;
E sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
incalzati dal verso seguente:
E dimani cadrò.
correvano ai ripari, e cambiata ancora una volta pagina del sito ex sito ufficiale della federazione (quanto lavoro per il webmaster in questi giorni, escogitavano la nuova trovata. Eccola:
" Domani, 6 marzo, la segreteria provinciale si recherà a Roma per ricevere direttamente la notifica di commissariamento, appena ciò avverrà formalizzeremo le dimissioni consegnando le nostre tessere direttamente nelle mani del segretario nazionale.
Con la responsabilità che ci contraddistingue, passeremo le consegne e dopo che ciò avverrà avremo assolto l'ultimo compito della segreteria provinciale
"
Inoltre, ai nomi già elencati sopra, si aggiungeva l'illustre firma di Osvaldo Squassina.
Ma proprio qui sta il motivo di inquietudine. Quante volte Squassina ha annunciato che se ne va; e quante volte ce lo siamo ritrovato a rotolare davanti a noi. Durerà ancora molto questo strazio?
Ora il commissario è arrivato, Ugo Boghetta, storico dirigente nazionale del partito. La segreteria ha consegnato le chiavi del partito, ma il prode Almansi si è tenuto il sito, dal quale continua a bombardarci con messaggi contraddittori.
E minacciosi.
Eravamo stati facili profeti a scrivere sul giornale di Brescia del 9 febbraio 2009:
Che lo scopo finale della mozione Vendola fosse quello di distruggere il Partito della Rifondazione comunista personalmente lo avevo capito dalla semplice lettura delle loro tesi congressuali. Se avessero vinto, avrebbero sciolto immediatamente il partito, credo io. Avendo perso, cercano di danneggiarlo nel modo più incisivo e profondo che sia possibile.
Il mio consiglio, da uomo pacifico, è quello di lasciar perdere, e di darvi da fare politicamente per i vostri ideali, se ne avete.
Avete perduto una battaglia politica. Cercate di non perdere del tutto anche la faccia.


Da http://variazioni.myblog.it/2009/03/16/accanimento-terapeutico/  Pubblicato il: 16 marzo 2009 @ 17:53

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