lunedì 26 dicembre 2016

Aleppo: né con Assad, né con gli jihadisti - Il dilemma del "leftist" (i sinistristi)

Immagine ripresa da  contropiano.org
Un passo avanti e due indietro
Sotto Natale Felice Mometti, noto attivista d'avanguardia del piccolo mondo della quiescente ex sinistra rivoluzionaria bresciana, ma da sempre proiettato a livello nazionale, e poi internazionale, e poi ancora nel centro dell'Impero, è intervenuto sulla mailing list bresciana "movimenti" con un post dal titolo un po' pilatesco "Aleppo: né con Assad, né con gli jihadisti", che ho ripreso in parte nel titolare questo mio post.
Mometti era un tempo militante della Lega Comunista Rivoluzionaria e delle successive vicende di questa organizzazione e relative relazioni con la Quarta internazionale Trotzkista, ma da tempo non si dichiara più trotzkista, e, anche recentemente, ha dichiarato di non capire più la funzione della Quarta Internazionale. In questo post, dopo una brevissima presentazione, non faceva altro che inserire un collegamento ad un articolo comparso su dinamopress.it. Avendo il vizio di non evitare le sostanze che possono nuocere gravemente alla salute, ho seguito il link ed ho letto il relativo articolo. Poi, da ficcanaso confesso, a fine corsa sono andato a vedere che sito sia. Sono bravi ragazzi, che dichiarano apertamente le loro intenzioni e la loro strategia, che chiamerei "wuming-ista", ultramovimentista, generatrice di quelle onde che "benchè apparisca qualche dimostrazione di movimento, l’acqua non si parte dal suo sito", come notava Leonardo da Vinci un po' di secoli fa; e come possiamo ben vedere noi, dopo decenni di questi tipi di "movimento": se qualche movimento reale c'è stato, e non solo apparente, è stato comunque e sempre a ritroso.
Dinamopress, a sua volta non faceva altro che tradurre in buon italiano un articolo di tale Dilan Dirik, apparso sul profilo Facebook di quest'ultima, un articolo gentilmente, ma malamente tradotto dall'inglese all'italiano dal traduttore automatico di Facebook, articolo che vanta a tutt'oggi, 26 dicembre 2016, 478 "mi piace" e 314 condivisioni.
Dinamopress produceva l'energia necessaria per fare una nuova traduzione, ma io preferisco la mia:
Si dice che la prima vittima della guerra sia sempre la verità. È proprio vero, specialmente se si guarda alla propaganda proveniente da ogni parte, in seguito alla caduta di Aleppo, che non è altro che un nuovo episodio dell'ordalia (del supplizio) che è stata la guerra in Siria in questi anni.
Sono disgustata dalla semplificazione delle posizioni, dal dogmatismo delle idee, e, in alcuni casi, dalla completa mancanza di decenza morale nelle analisi e pseudo-analisi di ciò che è attualmente in corso ad Aleppo e in Siria, e nel Medio Oriente in generale. Si deve ammettere che l'intera guerra è stata piena zeppa di propaganda, di menzogne, e di verità fabbricate, ma ciò che varie persone senza alcuna connessione con il territorio stanno sparando fuori dalle loro poltrone pseudo-rivoluzionarie è pazzescamente grottesco e spregevole. Alcune di loro stanno coltivando fantasie di interventi imperialistici, altre si stanno apertamente congratulando con il sanguinario regime di Assad e negano i suoi crimini di guerra, alcune agiscono come se i ribelli fossero una armata di angeli ai quali riservare un sostegno entusiasticamente demente, alcuni dicono solo che non c'è da porci mente e lasciano che per i milioni di civili colpiti da questa guerra non resti akcuna speranza. Qui non sto parlando dei media dominanti, ma di gente di sinistra! Troppe affermazioni immorali sono state fatte, ma in questo momento particolare colpisce in modo specialmente violento  vedere quante persone “illuminate”, “progressiste”, negano con veemenza il bagno di sangue causato da Assad e dall'esercito siriano rappresentandolo come un male minore; ma se fossero loro tra quelli che hanno perduto l'intera famiglia per questo dittatore fascista?! Allo stesso modo, dove erano tutte le persone che ora si mobilitano per Aleppo, quando, nel distretto di Sheikh Maqsoud a maggioranza curda, i ribelli stavano usando sui civili armi condannate a livello internazionale? Costoro o vivono in un mondo di fantasia o non hanno rispetto per l'umanità.
E mai che qualcuno ci abbia mai detto che È POSSIBILE avere sulle cose un cacchio di punto di vista realistico, complesso, moralmente sostenibile, da parte di una persona che è attiva, riflessiva, leale, onesta e mentalmente aperta, il cui obiettivo non è “avere ragione”, ma giustizia e libertà per questo paese e città in guerra, rispettando anche le voci dinamiche provenienti dalla Siria stessa? Voi non avete bisogno di avere una posizione perfettamente impeccabile, semplicemente perché in questa guerra questa opzione non è realistica, a meno che non decidiate che non vi sporcherete mai le mani, e non vi appoggiate allo schienale a godervi lo spargimento di sangue.
Questo significa che voi potete essere anti-Assad senza essere un apologeta di altre forme di fascismo, che si tratti di uno stato o no. Voi potete essere per la rivoluzione senza pretendere che tutti i ribelli siano innocenti difensori dei diritti umani. Voi potete capire che l'iniziale atmosfera rivoluzionaria è stata deviata in seguito dagli jihadisti, dalle potenze regionali e dalle dinamiche internazionali, senza cadere nella narrazione di Assad che non è mai esistita una vera opposizione. Potrete riconoscere che anti-imperialismo significa essere contro tutti gli imperialisti, non solo contro quello che voi odiate di più.
Voi potete sostenere il Rojava, senza odiare i rivoluzionari siriani negando la loro esistenza. Voi potete supportare i rivoluzionari siriani  sinceramente democratici, anche se essi non hanno un progetto organico, come in Rojava, o abbastanza donne o idee radicalmente di sinistra nelle loro strutture. Voi potete simpatizzare per lo scetticismo arabo sul Rojava, pur essendo pienamente coscienti dell'eredità storica del razzismo sistematico e del fanatismo nazionale contro i curdi in Siria. Voi potete dare supporto ai rifugiati, senza ignorare le dimensioni economiche e le condizioni che consentono ad alcuni e non ad altri di partire. Voi potete arringare contro la guerra, gli interventi e il commercio delle armi, e tuttavia riconoscere che l'auto-difesa e la lotta armata per la sopravvivenza sono realtà innegabili – vedi Kobane. Voi potete odiare visceralmente l'ISIS, senza essere un razzista o un islamofobo. Voi potete combattere l'islamofobia, senza ridurre al silenzio la gente del Medio Oriente, specialmente i non musulmani, che sono critici o perfino in lotta contro l'Islam. E così via.
Ma quel che è peggio, voi potete essere un commentatore online rincoglionito, incapace, auto-compiaciuto, disorganizzato in tutti i sensi, che non ha nulla da perdere quando spara merda per suscitare divisioni ed ostilità sempre maggiori! Basta con le vostre analisi politiche che sono prive di etica e di decenza umane! Gente come voi sono la causa per cui questo mondo si sta trasformando nell'inferno in terra!
Libertà per il Rojava – Libertà per la Siria libera, democratica, multiculturale!
Che dire? Una vera boccata d'aria fresca! Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire in faccia le cose come stanno!  E di mandare a quel paese tutti gli ipocriti di questo mondo!
Ma poi, almeno a me che sono notoriamente un ruminante, comincia a venire una strana sensazione. Come mai, dopo un po', quel che mi rimane in mente di tutto l'articolo è solo il fatto che la colpa di tutto è di quel fascista di Assad? Come mai, dopo tante invettive, l'unico tarlo del pensiero è Assad che impedisce il fiorire della Siria libera, democratica, multiculturale?
Allora si rilegge e si nota che tutte le invettive sono rimaste anonime; e che dunque tutti, e chiunque può emotivamente condividerle, magari appartenendo ad una delle categorie così ferocemente frustate con insulti veementi. Persino per i curdi bombardati ad Aleppo, e NON da Assad, si cita per nome il quartiere a maggioranza curda vittima dei mortai dei ribelli, MA NON il nome delle "milizie rivoluzionarie" che hanno operato il bombardamento con mortai. Oh!, quante volte le varie televisioni hanno nominato i bombardamenti con mortai e le relative vittime, inserendo la notizia in un discorso nel quale anche questo bombardamento veniva attribuito automaticamente dall'ascoltatore ad Assad. Attenzione: non veniva DETTO che era stato Assad, ma, giocando abilmente sulle leggi dell'associazione, la notizia era cucinata in modo che l'attribuzione della strage ad Assad fosse in qualche modo automatica.
E allora il dubbio si insinua . E allora si vanno a vedere le carte. E si scopre facilmente che l'autrice dell'articolo, Dilar Dirik, è una ricercatrice che lavora all'università di Cambridge. Un sobbalzo. Ma mi pare proprio di aver già sentito questo nome: "università di Cambridge". Non è quell'università dove docenti amici dei Fratelli Musulmani avevano mandato Regeni a morire in Egitto? E dove gli stessi docenti, gli unici che potessero fornire una pista degna di questo nome per scoprire la tanto invocata "Verità per Giulio" si erano rifiutati di parlare con gli investigatori italiani?
E allora, a posteriori" come sempre, si fa strada l'idea che tutto l'articolo abbia l'apparenza di un grande spot a favore della verità e contro la propaganda; ma che sia professionalmente manifatturato per andare a battere dove tutti sono d'accordo. Cioè di fare di Assad il novello Hitler, il mostro da sterminare, magari facendolo trovare morto dentro una fogna, questa volta. Come già fatto con Milosovic, con Saddam Hussein, con Gheddafi. E come sarebbe già stato fatto da gran tempo con Assad, se non fosse intervenuta la Russia, la quale è in prima persona messa in pericolo dalla insorgenza Jihadista. Anzi, che è stata la prima a farne gli assaggi, già dal tempo dell'Afganistan, e poi della Cecenia, e poi del Dagestan eccetera eccetera. E invece, nella fogna, o meglio in un bunker, o forse solo in un seminterrato, per ora sarebbero stati trovati gli ufficiali dell'apparato militare occidentale e dei suoi alleati.
Ma guarda un po' dove va a nascondersi il diavolo! Una prova? L'analisi particolareggiata dell'articolo sarebbe noiosamente illeggibile. Per capire tutto basta il passaggio, posto all'inizio come viatico, dove si parla della propaganda "proveniente da ogni parte" «a seguito della caduta di Aleppo» [«following the fall of Aleppo» nel testo originale]. Quindi per Dilar Dirik Aleppo, finché è stata nelle mani degli Jihadisti criminali era "in piedi", ed è "caduta" solo dopo che c'è entrato l'esercito siriano. Non male per chi sta urlando a favore della verità e contro la propaganda. Del resto Dilar Dirik è in perfetta sintonia con il Sole24ore: «Le ultime ore di Aleppo, caduta e morte di una città».
Per prendere esempio da uno dei molti passaggi apprezzabili del suo articolo, e parlando a nome mio, dico che si può essere per la verità, senza confondersi con i cannibali dell'Occidente. Il resto alla prossima puntata.