giovedì 23 marzo 2017

Gli smemorati della Sinistra - Islamismo e stragi

Giuseppe Dossetti
Una sinistra sempre più allo sbando politico, culturale e, se si può dire, morale rimane muta, non ha più parole, se non l'inseguimento dei quadri concettuali del pensiero unico, anche quando finge di contestarlo.
In quest'ultimo caso denunce a volte brillanti dello sfacelo del paesaggio mondiale sboccano in nuvole di fumo incredibilmente vacue, quando non si limitano a riproposizioni orride di parole d'ordine fuori del tempo e della storia. Sarebbe perciò utile rileggere quanto uno dei fondatori della Repubblica, poi diventato prete e vissuto a lungo in Medio Oriente, Giuseppe Dossetti, ebbe a scrivere in occasione dell'attacco "mondiale" all'Iraq, nel lontano 1990.
Gli smemorati della Sinistra, in specie quella che si definisce "rivoluzionaria" dovrebbero ricordare quanto fecero per "coprire a sinistra" quell'attacco, dandogli gli argomenti che gli assalitori non erano in grado di formulare, come appunto denunciava allora Giuseppe Dossetti, del quale riproduciamo qui uno scritto di quei tempi. L'unico, a mia conoscenza, che traccia con lucidità il disegno delle conseguenze di lungo periodo che quel crimine, e gli altri che seguirono nei decenni successivi, ancora oggi vediamo sotto i le luci della ribalta dei mass-media:
 
1. È da rilevare la grande ingiustizia rappresentata dal fatto che, di fronte a tante occupazioni e aggressioni inedite, solo questa volta il Consiglio di sicurezza dell’Onu abbia trovato concordi tanti paesi nell’applicare sanzioni di tale gravità da portare alla guerra.
2. Non si porta nessuna giustificazione ideale per l’intervento. Neppure quella di ristabilire l’indipendenza di un paese di fronte a un dittatore. Può essere anche antipatico, ma in questo caso Saddam Hussein può sostenere validamente che l’unica ragione per cui viene attaccato è il petrolio. Finora il petrolio è stato rapinato a man bassa dagli occidentali, attraverso la complicità di alcuni principotti che, pur di avere assicurata per loro stessi e per i loro ristrettissimi clan familiari una ricchezza da nababbi lasciano rapinare la loro terra e il loro popolo. Questo è un dato oggettivo. Unico risvolto positivo della vicenda: questi fatti entreranno sempre più nella consapevolezza politica dei popoli. Di questi popoli anzitutto, ma anche di molti altri popoli asiatici e africani, con la conseguenza pressoché inevitabile di portare tumultuose reazioni in un vasto ambito di stati, più o meno direttamente coinvolti; reazioni che nessuno sarà più in grado di dominare. E questo non solo in tutti i paesi arabi, dalla Palestina allo Yemen, ma anche in Turchia, la cui situazione diventa sempre più difficile, in Egitto, dove le ripercussioni sono inevitabili, e negli altri paesi del Maghreb, aggravando crisi già in atto come quella del Sudan e di altri paesi africani. Tutto questo difficilmente non si estenderà al Pakistan e alla repubbliche sovietiche musulmane.
3. Se ci sarà la guerra, i rivolgimenti più grandi si avranno nell’Arabia Saudita stessa, dove non è più possibile che la situazioni ritorni come prima.
4. Tutto questo è sotto il segno di un sentimento generale di sdegno e di ribellione. Condiviso da tutti, anche dai più moderati, esso è contro l’occidente e, soprattutto, contro l’America, poiché è ormai evidente che gli americani sono consapevoli di essere e di voler essere gli unici padroni del mondo. Per giunta tutto questo verrà a dare nuova spinta ai vari elementi, sia pure molto diversi e frantumanti, della sinistra mondiale. Ci sarà un nuovo avvaloramento e probabilmente una diversa ricomposizione dei vari partiti di sinistra, sia in Africa che in Asia.
5. La situazione è gravissima in Giordania per l’instabilità e l’interesse del regime monarchico. Senza nessun senso di moderazione si è voluto punire la Giordania, strangolandola economicamente e politicamente.
6. L’islamismo radicale aveva bisogno di questo e ne trarrà vantaggio. Anche se Saddam Hussein fosse eliminato, l’occidente si troverà di fronte un islamismo radicale più difficile da combattere e ideologicamente più inestirpabile, sia nei paesi musulmani che nell’Europa stessa.
7. Vi saranno conseguenze evidentissime per la Chiesa. C’è letteralmente pericolo dell’estinzione della chiesa nei territori palestinesi e giordani e in quel pochissimo di chiesa che poteva esserci in altri territori di Arabia; una chiesa, cioè ridotta a vivere all’interno degli edifici di culto.
8. Il fatto che la prepotenza americana abbia costretto tutti i paesi, ormai vassalli, ad associarsi all’impresa, ha dato alla medesima un marchio di universalità che rievoca per tutto il mondo orientale la qualifica e il ricordo delle crociate, con tutto quello che ne segue: il ricordo degli eccidi e dell’intolleranza. Ma questo ricordo suscita anche nei musulmani la bellissima ed eccitante speranza che il trionfo degli occidentali sia effimero, come è stato effimero quello dei crociati. Costantinopoli, saccheggiata e bruciata nella quarta crociata del 1204, sarà come un’ombra sinistra costantemente evocata a tutta la Siria, all’Egitto stesso e poi a tutto il resto dell’Africa. Tutto questo riaccenderà l’intolleranza contro i cristiani nell’altro Egitto.
9. Gli italiani coscienti non solo non possono approvare una simile impresa, ma se ne debbono dissociare. Come ha fatto Ingrao, rivelandosi, come è, una delle poche teste pensanti del mondo politico italiano. Anzi, non solo una testa pensante, ma in fondo una delle poche coscienze morali vigili.

lunedì 20 marzo 2017

Renzi il “mutualista” risolve il problema della sostenibilità rimettendo indietro l’orologio della storia di un secolo

UN DISASTRO ANNUNCIATO


Oggi dopo che i decreti Turco e Sacconi (2008/2009) avevano preparato il terreno, siamo praticamente al break point, cioè è iniziato il cambio di sistema. Come mai nessuno ne parla? Possibile mai che i difensori della sanità pubblica si siano distratti al punto da farsela fare praticamente sotto il naso?




- Ad essere sincero dopo la mozione che Renzi ha presentato per candidarsi alle prossime primarie del PD (QS del 17 marzo 2017) mi aspettavo, dalla sanità, qualche commento.

Secondo me, con questa mozione, per la prima volta, pur con linguaggi un po’ paludati, Renzi, sulla sanità, esce allo scoperto e ci fa capire cosa abbia effettivamente in testa di fare.

La mia sorpresa, è stata accresciuta anche dal silenzio che sto riscontrando verso un tema che considero non “cruciale” ma “esiziale” per il futuro della sanità pubblica e che è la questione del “welfare aziendale” vale a dire la possibilità per le imprese di detrarre dal costo del lavoro gli oneri per le mutue integrative.

Nei confronti delle mutue mi pare che in molti stiano tirando i remi in barca. “Non minus interdum oratorium esse tacere quam dicere” dicevano i latini (“non è meno eloquente il tacere del parlare”).
Allora a beneficio di tutti vorrei informarvi intanto che è cominciata in questi mesi la vera svolta mutualistica e che ciò è potuto accadere:
· non con uno schiocco delle dita ma grazie a un lungo processo sotterraneo,
· grazie ad un pactum sceleris  tra governo, speculazione finanziaria e sindacato.

Come è andata ve lo spiego subito:
· si è partiti con un accordo quadro sul pubblico impiego con il quale il governo  Renzi si è impegnato“a sostenere la graduale introduzione… di forme di welfare contrattuale con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche, di fiscalità di vantaggio”(30 novembre 2016),
· poi il governo Renzi ha provveduto a un decreto legislativosulla defiscalizzazione degli oneri per l’assistenza integrativa(aprile 2016),
· quindi  l’Agenzie delle entrate ha fatto una circolare per la sua attuazione ((n28/E),
· e infine tutto è stato suggellato con un accordo tra Confindustria e Confederazioni (luglio 2016).

Oggi dopo che i decreti Turco e Sacconi (2008/2009) avevano preparato il terreno, siamo praticamente al break point, cioè è iniziato il cambio di sistema. Come mai nessuno ne parla? Possibile mai che i difensori della sanità pubblica si siano distratti al punto da farsela fare praticamente sotto il naso?

Ebbene la mozione di Renzi di questi giorni è importante proprio perché è una conferma pubblica di questa strategia. La prima cosa che essa dichiara, a proposito di welfare, è che si tratta di continuare quello che il governo ha fatto fino ad ora quindi di “completare il suo disegno”, il che, se si pensa alla sanità ai tagli lineari, al de-finanziamento, e alle mutue, fa venire i brividi.

La seconda cosa che fa la mozione Renzi è promettere piani decennali per la non autosufficienza e i disabili, per il personale, per la formazione, sulla cui necessità ovviamente non c’è discussione, ma sui quali non è chiaro:
· il meccanismo di finanziamento soprattutto se, in ragione della continuità dell’azione di governo, dovesse sussistere il criterio del “costo zero”,
· cosa essi vogliano dire  in rapporto alla svolta mutualistica.

Ma la vera discontinuità culturale prima e politica dopo, della mozione di Renzi, coerente con il pactum sceleris, è la riduzione del diritto alla salute previsto dall’art. 32 a semplice “protezione” dai rischi della malattia, di chiaro stampo mutualistico. Esattamente come 100 anni fa.

Nella mozione si parla esplicitamente di “diritto alla protezione”. La sanità torna ad essere mera difesa dalle malattia e la salute mera assenza di malattia. Tutto il riformismo sanitario della seconda metà del ‘900 è praticamente liquidato. Renzi il “mutualista” risolve il problema della sostenibilità rimettendo indietro l’orologio della storia di un secolo. Salute addio.

L’escamotage adottato è lo stesso suggerito in questi anni dai portatori d’acqua del governo, delle mutue e delle assicurazioni come Gimbe,  C.r.e.a,  Cerm,  Censis, la Bocconi:
· si definisce come dice la mozione  un “pavimento di diritti accessibili a tutti”,
· si prevede la possibilità di integrare questi diritti con altri diritti ma questa volta tutti reddito dipendenti.

Lo slogan è: “prendersi cura di ciascuno in base all’effettivo bisogno di protezione”.



Quindi Renzi finalmente esce allo scoperto:
· l’universalismo dei diritti deve essere minimo,
· in questo minimo devono rientrare i più deboli (disabili e non autosufficienti, pensionati, disoccupati),
· tutto il resto va a mutue a fondi integrative e a assicurazioni cioè è welfare aziendale o al terzo settore.

Renzi ci ha spiegato il suo pensiero e il ministro Orlando che ci dice sulla sanità? E il presidente Emiliano che ne pensa?  E Enrico Rossi il dissidente cosa ci propone? E voi che mi state leggendo che ne pensate?  Che facciamo? Lasciamo correre o scendiamo in piazza con i forconi?

Oggi abbiamo toccato il fondo. Il Pd, fino a prova contraria, cioè salvo mozioni diverse, è ormai il partito dell’anti-universalismo, delle mutue e della speculazione finanziaria.  Siamo di fronte ad un vero e proprio tradimento storico con il quale si cancella, soprattutto per l’imbecillità di una mediocre classe dirigente, una cultura riformatrice senza precedenti.

Lo dico a tutti, non avremmo dovuto arrivare a questo punto, avremmo potuto prendere altre strade, chi tace non tace per caso, chiunque esso sia e ovunque egli sia collocato, probabilmente non ha la coscienza a posto.

Ivan Cavicchi 

martedì 14 marzo 2017

25 marzo 2017 - contro l'Europa della finanza - morto il gatto i topi ballano

In occasione del sessantesimo anniversario del trattato istitutivo della Comunità Economica Europea la sinistra si presenta ancora frazionata, sempre più frazionata. Eppure per qualche decennio il processo di cooperazione europea non ha impedito uno sviluppo, per certi versi impetuoso, sia delle capacità produttive della società, che del livello di vita medio delle persone. Che cosa è accaduto, quale catastrofe si è abbattuta sull'Europa (e sul mondo, o, almeno in una parte del mondo, o sulla maggior parte del mondo, ma nella misura più eclatante proprio sull'Europa)?
Ad uno sguardo comune, non accecato dalla ideologia, dal pensiero desiderante, o dal volgare interesse monetario, cioè dalla menzogna, la risposta è immediata e banale: il crollo dell'URSS, quali che siano le cause che hanno condotto a questo esito. Eppure TUTTO IL MONDO DELLA "SINISTRA", almeno di quella italiana, si rifiuta di partire da questa banale constatazione, per tentare di progettare di nuovo il futuro.
Se poi, chi si propone sul "mercato politico" pretende di richiamarsi al comunismo, e contemporaneamente si mette alla testa dei detrattori radicali del comunismo reale, non può che essere un mentecatto, che giustamente verrà ignorato e deriso dai risultati raggiunti, prima ancora che dagli avversari.
In questo campo particolarmente patetici sono i miei amici trotzkisti, che hanno sempre sbagliato tutto, che non hanno mai fatto una rivoluzione, ma che per stupidità o per ingenuità, o per interesse, continuano a vedere rivoluzioni dappertutto, e a segare le gambe a chi lavora per costruire una vera alternativa. Come se non bastassero i problemi veri.
Nel nostro caso, come se non bastassero, appunto, due diverse manifestazioni della sinistra a Roma per contestare il "neoliberismo reale" con gli orrori che sempre più ammorbano la vita di grandi masse, la Sinistra auto-nominata anticapitalista si scinde ulteriormente, mettendosi a mordere le caviglie di coloro che saranno in manifestazione.
Per giustificare la loro mossa pubblicano una specie di manifesto a questo indirizzo:
Di fronte a questo ho sentito il dovere di scacciare la voglia di mandare tutti al diavolo, impegnandomi a scrivere qualche osservazione sparsa di commento a questo documento.
Purtroppo per il lettore volenteroso, non si tratta di Facebook, per cui è consigliabile leggere PRIMA il testo linkato, e poi il commento che si trova qui.
Anche se credo che qualcosa, o molto, si possa capire anche leggendo solo il mio scritto.

Partiamo dalla citazione di un passo del "manifesto" di Sinistra Anticapitalista (come tutte le citazioni letterali posta in carattere corsivo) per poi ripercorrere man mano i passi più significativi del testo in esame:

la necessità che un governo di sinistra abbia il coraggio di disobbedire alle ingiunzioni delle autorità e dei trattati europei. Questo deve essere accompagnato da una mobilitazione popolare incoraggiata dal governo e da una serie di misure forti: organizzare un audit del debito con la partecipazione dei cittadini, approntare misure di controllo dei movimenti dei capitali, socializzare il settore finanziario e il settore dell’energia, riformare radicalmente la fiscalità… . E, sicuramente, assumere l’inevitabile dibattito sulla zona euro, di cui l’uscita è un’opzione che deve essere difesa almeno in alcuni paesi

Bellissimo, meraviglioso.
Mi ricorda il dibattito in un imprecisato comune in un tempo imprecisato, dove il Consiglio Comunale, su proposta del Sindaco, deliberò:

Punto uno: costruiremo un nuovo Municipio sul luogo dove sorge il vecchio
Punto due: in attesa del nuovo Municipio continueremo ad usare il vecchio

In questo caso mi piacerebbe sapere come si fa a - “disobbedire a i trattati” “approntare misure di controllo dei movimenti di capitali” “socializzare il settore finanziario” “riformare la fiscalità” “optare [eventualmente] per l'uscita dall'euro” - senza avere recuperato la sovranità nazionale. Evento tassativamente escluso nel titolo sotto la fatwa intitolata “scorciatoie nazionaliste”.
Ridicolo, sempre che non si tratti di altro.
Difatti subito dopo arriva la diretta auto-smentita: solo forti misure sovrane e unilaterali di autodifesa permetteranno alle autorità nazionali e ai popoli che le hanno elette di mettere in campo questa rottura e di dare una prima risposta al problema del debito illegittimo per rompere con l’austerità.

Passiamo ai “cinque obiettivi fondamentalidel nemico-Troika, e precisamente al quinto:
Rafforzare su scala europea (tanto a livello di Ue quanto di ciascun stato membro) le forme autoritarie di governo senza ricorrere direttamente a nuove esperienze di tipo fascista, nazista, franchista, salazarista o tipo regime dei colonnelli greci”
Il punto ignora tranquillamente che siamo una colonia americana, come dimostra il caso dell'Ucraina: la bamboccia Merkel credeva di averla in pugno, tanto da dare solennemente e pubblicamente il via libera al suo pugile per concludere il Putsch di Piazza Indipendenza a Kiev [nota come Piazza Maidan, solo che così si dice, senza saperlo, Piazza Piazza], il 17 febbraio del 2014. Si era solo scordata degli americani, che nella notte tra il 19 e il 20 febbraio hanno fatto entrare in scena in forze i nazifascisti (oltre che, secondo Franco Fracassi, il probabile intervento diretto di contractors americani): se occorre i fascisti sono sempre pronti. E hanno sfilato di mano l'Ucraina alla Merkel. E la Germania continua a pagare caro questo scherzetto tentato verso i padroni USA.
E in Grecia? Possibile che nessuno in Italia abbia “notato” che la stessa alta funzionaria americana protagonista del golpe ucraino, ha fatto una visitina a Tsipras, in attesa del famoso referendum. E sì che ci fu un comunicato ufficiale del Dipartimento di stato americano che spiegava per filo e per segno gli scopi della visitina. Naturalmente il comunicato era scritto in impeccabile linguaggio diplomatico, ma il senso era perfettamente chiaro. Ebbene, cercando con Google in italiano, di quella visita non si trova quasi traccia (io almeno una vera traccia non l'ho trovata). Cercando in altra lingua, lo stesso Google traboccava di articoli che davano per scontata la minaccia diretta americana di un golpe cruento contro Tsipras.. Ma, come noto, non si vede mai quel che non si vuol vedere, e non si sa mai quel che non si vuol sapere.

Comunque anche il documento di Sinistra Anticapitalista arriva al punto che si può ben condividere:

rafforzare il campo delle forze che non hanno alcuna illusione sull’Ue e la zona euro e che si pongono un’autentica prospettiva ecosocialista di rottura con l’Ue così come è costituita. Bisogna partire dalla constatazione che l’Ue e la zona euro non sono riformabili.” Difatti. E allora perché non schierarsi con il secondo corteo previsto per il 25 marzo?

Ma no, si è capito male. Si è sottovalutato il così come è costituita!
Difatti poi la suonata cambia: Certamente, all’inizio, tutta una serie di misure dovranno e potranno essere prese su scala europea per rilanciare l’economia, ridurre l’ingiustizia sociale, rendere sostenibile il rimborso del debito e ridare ossigeno alla democrazia.”

Quindi l'Europa è riformabile!

Incredibile ma vero: come la storia del Municipio: buttiamolo giù ma stiamoci dentro! Ecco qua: Si impone una prima conclusione: senza prendere delle forti misure sovrane e unilaterali di autodifesa, le autorità nazionali e i popoli che le hanno delegate per rompere con l’austerità non potranno porre fine alla violazione dei diritti umani perpetrata su richiesta dei creditori e delle grandi imprese private.

Ma come si può cambiare se: “Per ottenere ciò, occorrerebbero delle vittorie elettorali simultanee nei principali paesi così come in molti paesi della periferia.”

Ecco che si ripropone il vecchio dilemma: Si dovrà staccare dall'Europa un solo paese [ricordi la diatriba: il socialismo in un solo paese o la rivoluzione in tutto il mondo]?
Non sia mai detto: Così come in passato, è necessario adottare una strategia internazionalista e spingere ad un’integrazione europea dei popoli opposta al perseguimento dell’integrazione attuale che è totalmente dominata dagli interessi del grande capitale.
Ci siamo con la soluzione? Come allora ci voleva la rivoluzione permanente che non arriva mai, ora ci sarà “l'integrazione europea dei popoli che non arriva mai? Naturalmente, verrebbe da dire. Manca solo un elemento: un colpevole. Anzi: IL colpevole: “Se Syriza avesse adottato una strategia corretta, ci sarebbe potuto essere nel 2015 una svolta decisiva”. Ma come: non si era detto che è impossibile?

Ed ecco che si svela l'arcano:
Dieci proposte per non riprodurre la capitolazione che abbiamo conosciuto in Grecia.

Prima proposta: Disobbedire [per caso sono ancora in Rifondazione con Ferrero?]
Secondo punto [non è più una proposta?] Tsipras ha tradito la volontà popolare: non ha mobilitato la piazza [ricordare la Nuland! Allungare l'elenco di chi ha “mobilitato la piazza”, o tentato un qualche cambiamento reale degli equilibri per favore: Allende, Moro, Saddam Hussein, Gheddafi, Guevara, Sankara, Panagulis … Tsipras…ma anche quelli che più o meno fortunosamente hanno salvato la testa: Mossadeq, Arbenz, Aristide Janukovyč ecc ecc]
Terzo punto. Impegnarsi a organizzare un audit del debito [l'uovo di Colombo: basta non pagare. Perché nessuno ci ha pensato?]
Quarta misura. Imporre il controllo dei movimenti dei capitali. [una delle cose che si erano definite impossibili!]
Quinta misura. Socializzare il settore finanziario e il settore dell’energia. [Cioè un quasi-comunismo stalinista, così in un colpo solo. Complimenti! Senza contare che non si sa che cosa vorrebbe dire “socializzare”: proprietà statale? E non sarebbe capitalismo di stato? E cosa vuol dire “controllo cittadino? E i contadini no?]
Proposta numero sei: Creazione di una moneta complementare, non convertibile. [Un trucco stupido: chi la emette? Lo stato. Non è “nazionalismo? Credere di aggirare i problemi con i trucchi: incredibile. Ho sentito in un dibattito citare, come “moneta complementare” le am-lire nell'Italia occupata … dagli Am-ericani subito dopo la guerra: bella forza: avevano solo vinto la guerra!]
La settima misura: una riforma radicale della fiscalità. [se si legge la proposta integrale, non vedo la differenza con tutte le altre proposte di “sinistra” - Ferrero è già più radicale: “i soldi ci sono!” - basta distribuirli!]
Ottava misura: De-privatizzazioni. «Ricomprare» le imprese private con un euro simbolico. Così, da questo punto di vista, utilizzare l’euro potrebbe risultare molto simpatico, pagando un euro simbolico a quelli che hanno profittato delle privatizzazioni. E rafforzare ed estendere i servizi pubblici sotto controllo cittadino. [di nuovo niente contadini- ed oplà l'anticapitalismo è fatto. Perché non l'hanno detto subito a Tsipras? Oppure gliel'hanno detto, ma lui no!, non ha voluto farlo Eppure era facile! Eppure era semplice!]
Nona misura: La realizzazione di un vasto piano d’urgenza per la creazione di posti di lavoro socialmente utili e per la giustizia. [Evviva! Mi chiedo sempre di più perché non si sono reiscritti a Rifondazione votando in massa la mozione di Ferrero senza le modifiche proposte da Dino Greco]
Decima misura: Aprire un vero processo costituente. [Giusto fatta una rivoluzione di parole, cosa costa inventare qualche nuova parola e chiamarla “Costituzione”?]

In conclusione: un incredibile pasticcio “firmato da più di 70 personalità attive in numerosi paesi europei”. L'avranno almeno letto?