COMPAGNO
RIVOLUZIONARIO O TROMBETTIERE NATO?
26
agosto 1991 – Festa di Rifondazione Comunista a Cologne, una delle
prime, se non la prima in provincia di Brescia.
Un
compagno, con aria di chi ti sta svelando un segreto che solo lui
conosce, mi dice sottovoce con animo perturbato e commosso: «A
Mosca è in corso un processo rivoluzionario».
Lo
guardo sbalordito e mi dico, fra me e me: “… questa devo proprio
ricordarmela …”, e mentalmente mi stampo nella memoria la data.
Erano
passati 7 giorni dal tentativo di destituire Gorbaciov, 4 giorni dal
conclamato
fallimento del golpe e dall'emergere dell'ubriacone e notoriamente
uomo USA Eltsin come vincitore incontrastato, e questo citrullo mi
viene a parlare di “processo rivoluzionario in corso”. E non si
trattava
di un citrullo qualsiasi, ma nientemeno che del portavoce locale
di LCR, la Lega Comunista
Rivoluzionaria – IV internazionale. Non credo alle mie orecchie, ma
tant'è.
Solo
più di vent'anni dopo verrò casualmente a sapere che questa non era
una solitaria follia
dell'uomo-guida del folto gruppo bresciano di LCR (guida
peraltro in procinto di
essere soppiantata
in questo ruolo,
poco tempo dopo,
da un loico ben più sottile); ma
che era invece
una convinzione ben radicata, e condivisa da altri eminenti
personaggi all'interno del gruppo bresciano. E non si trattava di un
momentaneo abbaglio, ma di una vera e propria convinzione messianica,
destinata a rinnovarsi ad ogni stormir di fronda.
E
nei decenni trascorsi da allora, nonostante le dure smentite della
storia, i militanti di questo gruppetto non hanno più cessato di
scambiare le botte
successive del
capitalismo globale, che
hanno portato a continui
slittamenti verso un dominio capitalistico sempre più esteso
spazialmente e sempre più pervasivo e totalizzante qualitativamente,
per
altrettanti scoppi rivoluzionari, prodromi
della rivoluzione mondiale. E non si sa se ammirare di più la
costanza nel rifare all'infinito lo stesso errore, o se dubitare,
almeno in qualche
singolo caso,
che non si tratti di un errore, ma di una strategia. Che per qualcuno
potrebbe anche essere appagante.
E
così sono stati salutati
come eventi rivoluzionari la dissoluzione della Jugoslavia in
tutte le sue fasi,
l'attacco all'Iraq, l'aggressione
sotto mentite spoglie alla Libia, la tentata demolizione integrale
della Siria, l'avvento dei nazisti alla partecipazione al governo
dopo regolare colpo di stato in Ucraina, eccetera eccetera. In tutti
questi casi è stato
messo in campo un vero e
proprio catechismo del “trombettiere nato”, consistente
nel qualificare come
“rivoluzioni”
le peggiori nefandezze in base alla parola d'ordine “noi siamo con
la classe operaia” e “noi siamo per l'internazionalismo”, in
evidente assenza di classe operaia, per non parlare
dell'internazionalismo; e
nel bollare chi richiamava al semplice buon senso di guardare alla
realtà di quello che stava succedendo con
epiteti, degni del “Nuovo
Sillabo degli errori del
XX (e poi XXI) secolo”, con
il marchio di “seguaci dello
“stalinismo”,
del “rosso-brunismo”,
del “campismo”.
Particolarmente delizioso quest'ultimo, perché permette ai
“trombettieri
NATO” di collocarsi tranquillamente sempre nel “campo”
americano senza pagare dazio, perché i “campi” … non esistono.
Particolarmente
interessanti, rispetto alle ultime contingenze, due documenti
circolati sulla lista
“movimenti” di
Brescia.
In
uno di essi l'autore,
presentato come medico
siriano in esilio, relaziona su vari aspetti della “Rivoluzione
siriana”. Non potendo fare a meno di constatare che da questa
rivoluzione è sortito nientemeno che l'ISIS, o DAESH, si impegna in
una ardite
teorizzazioni
per identificare ISIS e fascismo.
In base a tale assunto,
il nostro rivoluzionario fa
appello alla costituzione di
“un
fronte unico delle forze rivoluzionarie democratiche e di sinistra”.
Compito prioritario di questa ardita Santa Alleanza sarà
naturalmente quello di abbattere … l'ISIS, si
penserebbe. Macché: il
compito prioritario è
quello di togliere di mezzo …
“la
cricca al potere”
…
perché … “Occorre
non dimenticare mai che rovesciare quest’ultima è la precondizione
per poter sconfiggere le forze fasciste e reazionarie”
… Vale
a dire che per il momento il “fronte unico delle forze democratiche
e di
sinistra devono
raggiungere la “precondizione”, condivisa quindi con la stessa
ISIS, di abbattere Assad e
tutto quello che Assad rappresenta rispetto alla società siriana …
e poi
di togliere di mezzo l'Iran e … guarda guarda … di togliere di
mezzo la Russia. In breve: il programma politico immediato del
medico-esule ricalcava quasi alla lettera il programma
originario di Obama,
rilanciato
su tutti i mass-media mondiali negli stessi giorni in
cui l'articolo del “medico siriano” veniva pubblicato sul
sito di Sinistra Antimperialista di Brescia.
Ma chi se ne frega: i
“campi” non esistono!
DALLA
RIVOLUZIONE POLITICA ALLA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE
Il
secondo documento, recentissimo, riporta
la “Risoluzione
politica del VI Congresso del Movimento socialista russo (Mosca 8-9
maggio 2016”.
Iniziativa certamente lodevole, rispondente all'appello lanciato
anche dal sottoscritto, per una approfondimento informativo sulle
situazioni del momento. Senonché non si tratta tanto di un
approfondimento informativo, quanto, appunto di una “Risoluzione
politica”, cioè della esplicitazione della linea politica di
QUEL
partito.
E a questo proposito ci si aspetterebbe un qualche cenno sulla
valutazione
che Sinistra Anticapitalista di Brescia fa della linea politica
proposta da quel documento. Siccome questo contributo di Sinistra
Anticapitalista manca, è legittimo dedurne una condivisione,
corroborata
dalla constatazione che il sedicente Movimento socialista russo non è
altro che la sezione russa di Sinistra Anticapitalista e della Quarta
Internazionale.
È comunque una lacuna, che
tenterò di colmare con alcune mie valutazioni, che tralasciano
l'analisi di tutti i punti, anche informativi, che mi lasciano
perplesso, per concentrarmi sul tentativo di individuare un filo
conduttore, se c'è, e su quelle che a me sembrano incongruenze
catastrofiche.
Nei paragrafi con rientro il
testo della “Risoluzione politica” del “Movimento socialista
russo”; a riga intera e corsivo il commento:
Da quasi un quarto di secolo,
la Russia conosce un’impasse
storica. L’impossibilità di un armonico sviluppo delle vecchie
forme economico sociali ha comportato la rottura dell’ordine
costituzionale nel 1993. Le prospettive che ne sono derivate per i
successivi decenni sono state l’arretramento sociale e lo
smantellamento delle istituzioni che organizzavano l’esistenza di
milioni di persone.
Nostalgici?
Stalinisti? Rosso-bruni? Emuli del famoso tour di Besancenot nella
ex-Jugoslavia che si sarebbe potuto esattamente intitolare
“L'assassino torna sempre sul luogo del delitto? (Per chi non lo
sapesse Besancenot recentemente si è recato a contemplare l'esito
dello sfracello della ex Jugoslavia, lasciando trapelare il rimpianto
per i tempi della repubblica jugoslava di Tito, senza vergogna per il
contributo dato dalla sua parte politica a questa tragedia). Senza
contare che viene ignorato il vero punto di svolta, cioè il
fallimento del tentativo dei “golpisti” del 19 agosto 1991 di
fermare il processo di disgregazione dell'URSS avviato da Gorbaciov,
disgregazione di cui Eltsin è stato l'esecutore testamentario.
In questa logica, la
responsabilità della forte riduzione del tenore di vita e delle
nefaste conseguenze delle misure neoliberiste “anticrisi”
è di tutti, di chiunque si voglia – escluso il presidente.
O
vah! Non si era partiti dicendo che il disastro totale era cominciato
con la “Rottura
dell'ordine costituzionale (Eufemismo
per indicare il sanguinosissimo colpo di stato del 4 ottobre 1993
http://www.ilpost.it/2013/10/05/boris-eltsin-assedio-casa-bianca-mosca/)
l’accentuarsi della crisi
economica e sociale non ha per il momento conseguenze politiche
visibili: non ci sono ribellioni spontanee di massa, né scioperi di
settori (mentre aumenta il volume totale dei conflitti lavorativi).
Ma
è vero o non è vero che tutte le fonti che si occupano della
questione riferiscono che la maggioranza schiacciante della
popolazione russa rimpiange l'URSS. Compresa, come fonte, la nostra
vecchia conoscenza (per chi è vecchio come me) Astrit Dakli,
recentemente scomparso,
a suo tempo feroce denigratore dell'URSS dalle auree pagine del
Manifesto,
ma che, ha fatto a tempo a ravvedersi … sembrerebbe.
(Un altro caso di assassino che torna sul luogo del delitto a versare
lacrime di coccodrillo
sull'assassinato
http://www.globalist.it/world/articolo/39729/sorpresa-il-sistema-sovietico-egrave-il-migliore.html
)
La propaganda che spiega la
situazione con le macchinazioni dell’Occidente è percepita come
sempre meno convincente. L’introduzione di sanzioni internazionali
e il crollo dei prezzi del petrolio iniziato nel 2014 hanno
intensificato il calo della produzione
Sembra
evidente che per il il Movimento socialista russo, e, indirettamente,
per chi se ne fa megafono, l'Occidente non fa e non ha mai fatto
macchinazioni. Tanto meno l'Occidente ha qualcosa a che fa con il
crollo del prezzo del petrolio, che non solo crea difficoltà alla
Russia, ma sta gettando nella tragedia Brasile e Venezuela. Tutto
succede per caso, per questi cultori del marxismo (gulp!), o del
materialismo storico (doppio gulp!!), o del “comunismo
rivoluzionario” (triplo gulp!!!). Anche se questo crollo è
notoriamente spinto dalla super produzione dell'Arabia Saudita, cioè
dallo storico alleato di ferro degli USA, e vero proprietario occulto
del debito estero americano.
A quanto pare, la cerchia
dirigente putiniana non ha alcun piano a lungo termine per salvare
l’economia nazionale ...
Sia l’aggressione “ibrida”
in Ucraina, sia le operazioni militari in Siria non si legano ai soli
giochi geopolitici e alla lotta per imporsi di fronte all’Occidente.
Sono direttamente connesse alla crisi sempre più profonda
dell’intero sistema politico ed economico del capitalismo russo. Le
scelte di guerra che si sono fatte consentono di rafforzare la
legittimazione del potere all’interno del paese – sia
nell’insieme della popolazione sia in seno all’élite
dirigente.
Evidentemente
per il “Movimento socialista russo” solo gli Americani sono
legittimati a procedere nei loro “piani a lungo termine” per
prolungare a tempo indefinito l'agonia del loro “Impero”, magari
tramite le innumerevoli “Rivoluzioni colorate”, così
entusiasticamente salutate da quelli che ho sempre qualificato come
“trombettieri NATI(O)”.
La massiccia propaganda
anti-Ucraina, che riempie i mezzi di comunicazione di massa
governativi dall’inizio del 2014
Qui
siamo all'effetto di sdoppiamento, che però non ha nulla a che fare
con quello predicato dall'ultimo Preve e dai suoi epigoni. Qui si
tratta di uno sdoppiamento allucinatorio. Tutti, ma proprio tutti,
hanno visto e vedono il riaffacciarsi esplicito del neonazismo che fa
di Bandera e degli altri eroi Ucraini entusiasti manutengoli di
Hitler al tempo della seconda guerra mondiale i protagonisti pieni
delle vicende dell'Ucraina di oggi. Meno i nostri trombettieri
NATI(O), che hanno visto, nel loro sdoppiamento di realtà, rinascere
i Soviet, nonostante il massacro di quanti si erano rifugiati nella
sede dei sindacati a Odessa, ma che per i nostri trombettieri erano i
prodromi della Rivoluzione: vedi, come semplice esempio tra le
innumerevoli prove Strage
di Odessa: parla una sopravvissuta. “La brutalità ed il terrore di
quel giorno dovevano essere una lezione per qualunque oppositore.”
Le
proteste, legate a varie manifestazioni della crisi e del corso
governativo “anticrisi” sono sempre più numerose, benché
restino attualmente molto lontane non solo dalla formulazione del
proprio programma alternativo, ma anche dal coordinamento dell’azione
a livello nazionale.Quella
più significativa è stata l’iniziativa di protesta degli
autotrasportatori
Finalmente,
dopo la critica, comincia la proposta politica. Ma cominciamo subito
male. La base sociale privilegiata fa venire in mente il sindacato
rivoluzionario dei venditori ambulanti del suk, per non parlare
del glorioso “Movimento dei forconi” italiano.
I partiti d’opposizione che
fanno parte del “consenso patriottico”, il KPRF e “Russia
giusta”, svolgono un ruolo sempre maggiore nel disorientare i
partecipanti a queste iniziative finora disparate.
Naturalmente
(sapevamcelo già prima di cominciare a leggere) non può mancare
l'indice accusatore puntato contro i colpevoli della passività delle
masse – tale quale come da noi, non può essere che il crollo della
esperienza della prima forma di organizzazione non capitalista abbia
privato le masse mondiali di un riferimento necessario per avere idea
su dove andare. Mentre è del tutto banale, e quindi vero,
che, se uno non sa dove andare, se non è un idiota che agisce a
cazzo, tenderà a stare fermo. Ed è naturale per i nostri
trombettieri NATI(O) che la colpa sia dei comunisti del KPRF
(Comunista Partito della Russa Federazione.
In questa situazione, dobbiamo
cominciare a elaborare un grande programma di cambiamento, basato
sulla necessità di revisione dei rapporti di proprietà attualmente
esistenti, emersi dalla privatizzazioni di El’cin e di Putin. La
naturale conseguenza di questa revisione è la necessità di
smantellare l’intero sistema politico generato dalla Costituzione
ultra-presidenziale del 1993, al cui posto occorre instituire una
repubblica parlamentare. Un programma del genere dovrebbe
garantire il riconoscimento del valore della democrazia politica
non come uno strumento, ma come principio fondamentale di potere del
popolo indispensabile per la realizzazione coerente delle aspirazioni
all’uguaglianza sociale.
Ed
ecco a voi svelato l'arcano: niente comunismo. Anzi, mentre Trotzki
riconosceva nell'URSS uno stato operaio degenerato, che sarebbe stato
risanato da una imprecisata “rivoluzione politica”, che comunque
non avrebbe toccato la sua struttura di proprietà espropriata e
nazionalizzata, ora si passa a sposare il valore assoluto della
“democrazia politica”, scorporata da economia, poteri reali,
rapporti di forza e così via. Sembra quasi la sublimazione suprema
dell'ideologia liberale!
Auguri!!!