sabato 5 marzo 2016

Gli effetti della "autentica riconciliazione della Repubblica" - fascisti e foibe

IL 28 MAGGIO ANCORA SOTTO ATTACCO

Ieri sera, venerdì 4 marzo, mentre erano da poco iniziate le relazioni di Alessandra Kersevan e di Claudia Cernigoi, le due studiose delle vicende che durante la seconda guerra mondiale hanno devastato quello che nella retorica nazionalista è chiamato “il confine orientale”, i fascisti non hanno resistito al richiamo della foresta, e dall'alto della rampa che sovrasta il cortile del Centro Sociale 28 Maggio hanno lanciato un fumogeno che ha col suo lampeggiare ha indotto i partecipanti a precipitarsi fuori dal Centro Sociale, e a correre sulla strada per tentare di intercettare gli autori del gesto.
Naturalmente gli attentatori si erano già dileguati, probabilmente a bordo di una macchina, usata per arrivare al punto propizio al lancio e per fuggire subito dopo.
L'episodio in sé sembrerebbe di non grave entità, se non fosse il seguito diretto della provocazione compiuta nella notte tra il 10 e l'11 febbraio scorso, quando sull'ingresso del Centro Sociale furono appesi due manifesti, di cui uno, firmato da Brescia identitaria, propagandava una fiaccolata “in onore dei martiri italiani di Fiume, Istria e Dalmazia”; mentre l'altro era né più e né meno che il manifesto ufficiale della iniziativa del comune di Rovato, iniziativa che a sua volta era intitolata “SORDO RIMBOMBO - le foibe e l'esodo giuliano dalmata”.
La serata con le due studiose triestine intendeva appunto rispondere con la ragione, con la ricostruzione storica, con l'esame dei documenti, alla rozza propaganda e alla strutturale falsificazione della storia che ormai, dopo l'istituzione dello sciagurato “Giorno del ricordo” non è più armamentario dei soli fascisti, ma in qualche modo sono entrate “ufficialmente” e vergognosamente nel patrimonio della “Repubblica nata dalla Resistenza”.
E questa è stata la risposta fascista, che ancora una volta si presenta con sempre maggiore aggressività e spudoratezza, “sdoganata” a livello istituzionale dalla legge istitutiva di questa ricorrenza, punto di caduta di una lunga parabola compiuta negli ultimi decenni dalla politica italiana.
Infatti di assoluta gravità è la stessa istituzione di questo equivoco “Giorno del ricordo”, che in sostanza consiste nel riconoscimento da parte della Repubblica italiana di una equiparazione tra vicende non comparabili. Come disse Franco Giordano nel motivare l'opposizione al provvedimento da parte di Rifondazione Comunista, unico gruppo politico presente in parlamento a votare contro questa legge, una simile legge significava considerare la vicenda del “confine orientale” pari a quella : del 25 aprile e di quella dell'Olocausto, in quanto stiamo parlando di fenomeni che non sono assolutamente equivalenti e la proposta di renderli equivalenti, in realtà allude ad un processo di revisionismo storico che cambia la natura dello Stato e della Costituzione antifascista”.
E in questo consiste la irrimediabile gravità di questa ricorrenza: essa legittima di fatto e di diritto la attività politica dei fascisti, che, come dimostrano drammaticamente gli episodi di San Colombano contro i profughi, non hanno affatto cambiato la loro natura; anzi si sono rafforzati e continuano la loro opera, approfittando anche dello spazio aperto dal “Giorno del ricordo” verso un futuro di autentica riconciliazione della nostra Repubblica”, come pure si disse in Parlamento in occasione della approvazione della legge da parte di un deputato del centro-sinistra. Ed anche a Brescia conosciamo bene chi si è dato da fare molto da fare per questa mortale “riconciliazione”.
Ma perché è avvenuto questo rovesciamento? La risposta possiamo probabilmente trovarla negli ultimissimi fatti “internazionali”. È chiaro per noi che “l'autentica riconciliazione della Repubblica” per molti è, del tutto coscientemente, funzionale alla proiezione italiana nelle peggiori avventure neocoloniali, ad esempio nella prossima campagna di Libia. Reversione alla quale, ricordiamolo, ha dato un potente impulso l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 2007 e nel 2008 ha dettato la linea su entrambi fronti, quello del “confine orientale” e quello degli interventi armati all'estero: la “riconciliazione” dovrebbe fare degli italiani un unico blocco a sostegno di queste politiche. E ad un simile progetto noi, con le nostre forze, continueremo ad opporci.


LE COMPAGNE ED I COMPAGNI DEL CENTRO SOCIALE 28 MAGGIO

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